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      E quanto alla parola, era miele, confessa Bernardo; era un fiume, confessa Ottone di Frisinga, era facondo, veemente, aggiunge Giovanni Salisburiense, un prodigio di oratore, esclama l'anonimo. E l'ingegno c'è detto perspicace; e piú grande del dovere; e la tempera dell'animo audace, confidente, pervicace. E la dottrina in lettere molta, fuori di misura; e nelle scritture grandissima, acquistata con uno studio ostinato. Ritratto d'apostolo! Natura, se altra mai, adatta a tirarsi dietro le moltitudini; un uomo di quelli che le instituzioni, in ispecie, che trovano la forza loro nell'essere lungamente durate e riposano in questo, temono soprattutto ed hanno ragion di temere.
     
      VII.
     
      Adunque, tornato di Francia, nel 1129 o presso a poco cominciò a commuovere Brescia non solo, ma altre città di Lombardia. Niente è piú vano del ricercare in qual preciso anno. Un'azione come la sua, doveva mostrarsi a sbalzi, secondo le opportunità si presentavano; e dal 1129 al 1139 e prima e dopo se ne dovevano presentare spesso e in piú luoghi. Ciò che preme, è il favore che lo seguiva. Affascinava le plebi; e in particolare le donne. Dovunque giungeva, metteva tra i laici e il clero la guerra. Magnificava i diritti di quelli nella Chiesa; scemava i diritti di questo. Si faceva accusatore d'ogni vizio e sopruso. Ciò piaceva ai piú. La severità di giudizio, accompagnata da grande austerità di vita, era ed è una grande attrattiva, perché solleva in più spirabil aere gli animi dal lezzo che li circonda, e li conforta, in un'alta e rinnovata fiducia di sé, a sperare di viverci!


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Arnaldo da Brescia
di Ruggero Bonghi
pagine 61

   





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