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      Anzi, questi non fu contento che il Pisano fosse fatto papa - non parendogli uomo da ciò lo chiama un ometto cisposo, - né si perita di scrivergli: «Dicono che sia stato fatto papa io, non tu». Sicché di questa resipiscenza di Arnaldo egli non avrebbe potuto non essere informato; e spiegherebbe, come dopo la lettera al Cardinal Guido non ne torni piú il nome sotto la sua penna, se non una sola volta(13), e per dirne semplicemente che un tal Niccolò, già segretario suo, fosse peggiore di Arnaldo. La qual lettera, del rimanente, non possiamo affermare che sia stata scritta dopo che Arnaldo riconciliato rimpatriasse, e non piuttosto prima; come la lettera al cardinal Guido noi non sappiamo precisamente di che anno fosse, e possiamo dirla anteriore alla morte di Innocenzo II (24 settembre 1143), non già perché, come altri ha scritto, questo vi sia nominato, ma perché v'ha dopo di essa, nell'Epistolario di Bernardo, altre lettere a quel papa.
      Dicevo Arnaldo resipiscente e riconciliato. Almeno Giovanni Salisburiense cosí dice; e aggiunge che gli fosse ingiunta una penitenza, e prestasse giuramento solenne di osservar l'obbedienza: però dichiarasse che la penitenza l'avrebbe scontata visitando con digiuni, veglie e preghiere i luoghi santi di Roma; e gli fu concesso.
      L'autore che ciò dice, è fededegno e contemporaneo. Si può, si deve non credergli? A me non pare. Io credo il racconto suo, confermato dal silenzio che tiene Bernardo da ora in poi sopra Arnaldo, e dalla condotta del cardinal Guido verso di questo.


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Arnaldo da Brescia
di Ruggero Bonghi
pagine 61

   





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