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      Tutto vi si mescola e vi si confonde e vi ribolle. La memoria di un diritto vecchio, vecchio di secoli, mal conosciuto nei suoi particolari, e tanto piú vivo, nella sua generosità, in un pertinace ricordo; l'incertezza del diritto pontificale nuovo, che, per reggersi e introdursi, lusinga ed è forzato a confermare il vecchio, pur di edificarvi il proprio sopra; la qualità particolare del vescovo di Roma, che per ciò solo che estende il suo potere oltre i confini di quella e del suo distretto, mette a mano a mano la cittadinanza romana per rispetto all'elezione del suo capo spirituale in una condizione diversa da quella d'ogni altra cittadinanza di comune italiano o forestiero; l'influenza dello sviluppo di questo comune stesso nelle altre regioni d'Italia sul comune di Roma; i molto maggiori e piú vari e piú forti elementi che si combattevano in questo, e la difficoltà, quindi, molto piú grande di fonderli e soggiogarli; le continue e sanguinose discordie che ne nascevano con piú ostinazione che altrove, e la potenza sbrigliata delle famiglie piú potenti che se ne pasceva; il Papa, un potere senza armi o che non ne usava senza discredito; l'imperatore, un potere lontano, incerto e contrastato, che Roma credeva avesse rispetto a sé una ragione diversa che rispetto a ogni altra città dell'impero; una plebe bisognosa e incapace di vivere se non a patto che la Corte del Papa vi risiedesse, del Papa ch'essa non voleva tollerare per padrone e adorava vicario di Dio: queste e molte altre forse sono le cause che rendono la storia medioevale di Roma una delle piú torbide e intrigate che si possa pensare.


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Arnaldo da Brescia
di Ruggero Bonghi
pagine 61

   





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