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      Al principio del XVIII secolo, le seghe ad acqua non trionfarono che difficilmente della resistenza popolare sostenuta dal Parlamento. Quando Everet, nel 1758, costruì la prima macchina ad acqua per tosare la lana, centomila uomini, messi da essa fuori di lavoro, la ridussero in cenere. Cinquantamila operai, che guadagnavano la vita cardando la lana, riempirono il Parlamento di petizioni contro le macchine da cardare. La distruzione di numerose macchine dei distretti manifatturieri inglesi durante i primi quindici anni del XIX secolo, dette al governo il pretesto di violenze ultra-reazionarie.
      Ci vuole tempo ed esperienza, prima che gli operai imparino a distinguere fra la macchina ed il suo impiego capitalista, e dirigano i loro attacchi non contro il mezzo materiale di produzione ma contro il suo modo sociale di sfruttamento.
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      Ecco, adunque, quali sono i risultati delle macchine e della grande industria per i lavoratori. Questi sono, anzitutto, scacciati in gran numero dalle fabbriche, nelle quali la macchina ha preso il loro posto. I pochi che vi restano devono subire l'umiliazione di vedersi strappare di mano l'ultimo strumento di lavoro e di essere ridotti alla condizione di servi delle macchine; devono sopportare il peso di una giornata di lavoro straordinariamente cresciuta; rinunziare a moglie e figli, divenuti gli schiavi del capitale; e soffrire, finalmente, gl'indescrivibili spasimi, prodotti dalle torture di un lavoro progressivamente intensificato dalla folle libidine di plusvalore, dalla quale è preso il capitalista nel periodo della grande industria.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





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