Che quando vedono incalzar gli eventi esterni, e dentro crescere l'irrequietudine, anziché confessar la propria inettitudine e soffrire che il sole dissipi quelle rinomanze misteriose che reggevano solo nel crepuscolo della considerazione, disperano della libertà e proferiscono la bestemmia di Bruto.
Quanto ai Valtellinesi, neppur tra loro se la passavano in pace, e facevano a torsi i bocconi l'un l'altro, in gare continue e spesso in armi, scontenti del presente, ignari dell'avvenire, fremendo jeri pazzamente per belar domani miserabilmente. Chè dopo le gravi convulsioni dei popoli, gl'intriganti sogliono rimpiazzar i convinti; i rivoluzionari di riflessione soccombere ai rivoluzionari di passione, cui pesa il rispetto e rode l'invidia; al ciurmadore, l'uom colto e ragionevole che non ne ha la sfacciataggine; si crede primo acquisto il non tenere subordinazione; ribalderie colpite dalla legge o dall'infamia, perdono vergogna col drappeggiarsi in una bandiera; passioni irose od avide si sfogano a nome d'una causa santa; e palme di martire si pretendono ad atti, che in tempi composti menerebbero alla gogna.
Quelli che primamente sommossero la Valtellina non credeano certamente procurarle lunga serie di sventure. Gran lezione ai macchinatori di cose nuove! Eppure guai maggiori sovrastavano alla già misera valle ed al resto della Lombardia.
CAPO VI
Passo dei Lanzichinecchi per la Valtellina - Fame - Peste del 1630 - Superstizioni - Il duca di Rolian in Valtellina - Capitolato di Milano.
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