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      E donde venne questo eroe se non dalle fiorenti rive dell'Elba? Qui il cerbero da tre teste, cioè dal triregno, fu tratto dal tenebroso orco, costretto a guardar il sole, e vomitar il suo veleno.... Tu vedesti la luce, o Lutero, tu intendesti lo spirito divino che ti chiamava, e gli obbedisti, e corresti, debole e senz'armi, contro allo spaventevole nemico de' grandi e dei re; e coperto delle sue spoglie, salisti al cielo»71.
      Questi vanti a Lutero non significano gran cosa per chi abbia letto le putide lodi che il Bruno sparpagliò lungo tutto il suo viaggio. Pur la leggenda popolare ritenne che a Wittemberg egli avesse fatto l'elogio del diavolo, e patteggiato con esso. Aveva in fatti parlato spesso del diavolo con una famigliarità, che dovea scandolezzare quando tutti il temevano; chiamatolo uom da bene; trovatolo accorto perchè mostrò i regni della terra non dall'antro di Trofonio, ma dal vertice d'una montagna; e sperare che anche i demonj sarebbero salvati, non potendo nè Dio restar eternamente implacabile, nè essi aver luogo in un mondo perfetto72: e chi sa che non abbia voluto di sottilità dialettica e oratoria far prova coll'elogio del diavolo? Mal conchiusero si fosse fatto luterano, perchè nella Oratio consolatoria habita in ill. Academia Julia di Helmstedt accenna essere stato ad reformationis ritus exhortatus.
      In realtà, con ardore d'apostolo predicò nelle varie Università e Corti d'Europa la teoria di Lullo, il sistema mondiale di Pitagora, il panteismo eleatico, vestito di forme neoplatoniche; or applaudito ora scomunicato; non rassegnandosi alle dottrine legali, sempre irrequieto e in battaglia cogli emuli, coi Calvinisti a Ginevra, coi Cattolici a Tolosa e Parigi; sempre geloso della libertà del filosofare, nella quale non conosce punti di fermata; sempre guidato da una superbia fin ridicola73. Vantavasi d'esser esule dalla patria per gli onesti argomenti e studj suoi sulla verità, pei quali di rimpatto trovavasi cittadino tra gli stranieri; ivi esposto alla vorace gola del lupo romano, qua libero; ivi morto dalla violenza de' tiranni, qua vivo per la giustizia e cortesia d'ottimi principi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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