Nell'essere non manca mai nulla: tutto è buono in sè: la morte è tramutazione: il male è apparenza soltanto.
Come si concilii il finito coll'infinito, l'ideale col reale, la libertà colla necessità, è l'indagine sua, e proponeasi quello cui non riuscì, cioè di non volatilizzar la materia ed intirizzire lo spirito, ma verificar la natura, e non dividere colla ragione ciò ch'è indiviso secondo natura e verità. L'atto assolutissimo e l'assolutissima potenza non possono intendersi se non per modo di negazione; e a conoscer i misteri della natura occorre indagare il massimo e il minimo, le opposizioni e le repugnanze, attesochè la differenza nasce dall'unità e a quella ritorna. Per mantener dunque quest'intima unità della natura e della mente, eliminò quanto vi era di finito nel concetto dell'infinito; quello a cui non s'attaglino nè tempo, nè spazio, nè moto, nè quiete, se non in quanto tali categorie s'identifichino nell'universo ed uno. E l'universo è uno, infinito, immobile, essendovi una sola potenza assoluta, un solo atto assoluto, una sola anima del mondo, una materia sola, una sola sostanza; che è l'altissimo ed ottimo, incomprensibile, indeterminabile, senza limiti nè fine, non generabile, non distruttibile. Esso non è materia, perchè non ha forma determinata; non è forma, perchè non costituisce una sostanza particolare; non è composto di parti, perchè è il tutto e l'uno. Nell'universo, tutto è centro, e il centro è dapertutto, e in niun luogo la circonferenza, e così viceversa.
La sostanza prima e suprema non è cognoscibile, bensì l'anima del mondo, che il Bruno chiama artefice interno, ed è il formale costitutivo dell'universo e di quanto vi si contiene. Sua prima e reale facoltà è l'intelletto universale.
Tre sorta d'intelletto si danno; il divino che è tutto; il mondano che è fatto; i particolari che si fanno tutto, e questa è la vera causa efficiente, non solo estrinseca ma anche intrinseca.
| |
Bruno
|