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      Il suo «Spaccio della bestia trionfante, proposto da Giove, effettuato dal consiglio, rivelato da Mercurio, recitato da Sofia, udito da Saulino, registrato da Nolano» (Parigi 1594) vien creduto da taluni un'opera spaventevole contro Roma, mentre è solo una stravagante allegoria per introduzione alla morale. Nel Candelajo porgesi grossolanamente osceno. Nella Cena delle Ceneri accenna a due altre opere sue, l'Arca di Noè, dedicata a Pio V, e il Purgatorio dell'Inferno.
      Intollerante, sarcastico, esalta se stesso quanto dispregia gli altri; espone dogmaticamente ciò ch'è più che contestato; manca di gravità ne' problemi più serj, ripetendo le celie che correano sulle cose sacre, e nominando il Dio degli Ebrei e i Galilei: attacca l'immacolata concezione e la transustanziazione, la quale riusciva logicamente incompatibile colla sua idea della sostanza una: ogni volta che trova contrasto fra la religione e la ragione, s'appiglia a questa: molte volte le più strane opinioni mette in bocca d'interlocutori, poi si dimentica di confutarle; e si propone di «spegner il terror vano e puerile della morte»; atteso che «la nostra filosofia toglie il fosco velo del pazzo sentimento circa l'Orco e l'avaro Caronte, onde il più dolce della nostra vita ne si rape ed avelena»77.
      Fra le stravaganze ha veri meriti filosofici, che lo fecero paragonare allo Schelling nel padroneggiare coll'astrazione le meraviglie visibili e invisibili nel punto ove si confondono il creato e l'increato. Realmente fu razionalista due secoli prima di Hegel, al quale diede la formola, cioè la concordia dei contraddicentisi78; e lo lodano d'aver voluto rivendicare i diritti della ragione, smaniosa di emanciparsi. Ma quelli non erano tempi ove si sapesse distinguere il fallo morale dal civile. Chi conosce il cuor umano e la storia non prenderà meraviglia che il Bruno, dopo sì patente apostasia, osasse79 ritornar in Italia.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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