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      I dominj (a dir suo) sono costituiti da Dio, dalla prudenza, dall'occasione. La parte che vi ha Dio, mantiene il sacerdozio: i sacerdoti riconoscono le cose che si devono fare; i governanti le comandano; soldati e artefici le eseguiscono. «Il sacerdozio non devesi far vulgare, perchè perde dignità e credenza; ed è ignoranza dei Calvinisti il creder che tutti siano sacerdoti»88.
      Altrove attacca quel «tedesco luterano, che nega l'opre ed afferma la fede»89: e ripetutamente combatte Lutero e Calvino, insegnatori di dottrine avverse alla politica naturale. «La setta luterana e calviniana che nega la libertà dell'arbitrio e di far bene o male, non si deve mantener in repubblica, perchè i popoli ponno rispondere al predicante della legge che essi peccano per fato, e possono osservare che non sono liberi in questo. Oggi gli oltremontani, negata l'autorità del papa, negarono l'opera della fede che se gli predicò; poi negarono la libertà di far bene e male; poi negarono i santi e il peccato, e si fecero libertini, poi negarono la providenza, poi l'immortalità, come in Transilvania. Molti finalmente negarono Iddio e fecero un libro abbominevole de tribus impostoribus»90. E nelle Lettere professando esatta ortodossia, dice che il dogma della predestinazione «fa li principi cattivi, li popoli sediziosi, e li teologi traditori».
      S'inganna chiunque dice che il papa non ha se non il gladio spirituale e non il temporale, perchè la monarchia sua sarebbe diminuita mancando di questo; e Cristo Dio legislatore sarebbe diminuito; cosa imprudente ed eretica ad affermarsi. La religione, nella quale il sommo sacerdote non regna con le armi, non può capire più principati, se non saranno sêtte di eresie; e però i Persiani, i Turchi, i Tartari e quelli di Fez, mori sotto il sacerdozio di Macone disarmato, vivono ognuno con l'eresia propria senza da un capo pendere; imperò ivi fa eresia.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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