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      Ben nella Chiesa cristiana trovava mal osservati i precetti divini: Lutero e Calvino però erangli l'anticristo, Aristotele la causa del disordine scientifico, Machiavello del morale e politico93. Pertanto mirava a una riforma, a un rinnovamento del secolo, intorno al quale disponeasi a dissertare nell'anno del giubileo: la conversione delle nazioni, profetata da santa Brigida, da Dionisio Cartusiano, dall'abate Gioachino, da san Vincenzo Ferreri, da don Serafino da Fermo, da santa Caterina, la quale predisse che i fratelli di san Domenico porteranno l'ulivo della pace ai Turchi94.
      Con tali idee tornato nella Calabria il 1598, vi trovava soffogate ma non estinte le idee dei Valdesi; bollenti le contese di giurisdizione ecclesiastica cogli Spagnuoli, e il vescovo Montario n'era fuggito, lanciando l'interdetto sulla città di Nicastro. «Tutte le città principali (scrive egli stesso) oltre le discordie tra gli ecclesiastici e i regj, erano divise in fazioni; e tutti i conventi erano pieni di banditi, e il vescovo li dava da mangiare per zelo della giurisdizione, mentre erano assediati dagli sbirri in sostegno delle attribuzioni regie». Il Campanella s'intromise di pace fra il vescovo e la città; ascoltato, dice il Naudè, come un oracolo; ma con ciò spiacque a coloro cui le risse giovavano e la scomunica non facea paura; e viepiù quando sostenne le pretensioni ecclesiastiche contro il Governo. Straordinarie inondazioni, tremuoti, eruzioni di vulcani lo persuasero che il rinnovamento fosse vicino: e doverne essere stromento lui, che sentivasi capace «d'insegnar in un solo anno la filosofia naturale, la morale, la politica, la medicina, la retorica, la poesia, l'astrologia, la cosmografia e ogni altra scienza», e di render abile ogni «mediocre ingegno a convincere in una sola disputa tutti gli eretici»: e che cantava:


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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