Già milleottocento banditi eransi raccolti, e ogni giorno se ne ragomitolavano di nuovi; tenevansi intelligenze colla flottiglia turca del bascià Cicala. Trucidati i Gesuiti e i frati che non aderissero, liberate le monache, bruciati i libri, fatto statuti nuovi, doveano fondar una repubblica, cui centro sarebbe Stilo, patria del Campanella; appoggiati, come sempre i sommovitori dell'Italia, dai Francesi.
Il Governo n'ebbe notizia, e li fece arrestare, impiccare, affogare, squartare dalle galee. Il Campanella, ch'erasi ascoso in un pagliajo, fu denunziato, e consegnato al nobile Carlo Spinelli, eletto commissario speciale. I frati reclamarono il privilegio del fòro, onde salvi dalla forca, vennero dati al Sant'Uffizio. A questo spettava pure processare il Campanella, ma si volle far prevalere il delitto di Stato, e il fiscale Sanchez personalmente recossi a Roma onde ottenere che potesse venir tormentato per quarantott'ore con funicelli sino alle ossa, stirato sulla corda colle braccia arrovesciate, e spenzolando sopra un legno acuto, e tagliatagli carne, del che stette poi lunghissimo tempo malato. «Come s'arresterebbe il libero procedere dell'uman genere (esclama il Campanella) quando quarantott'ore di tortura non poterono piegare la volontà d'un povero filosofo, e strappargli neppur una parola che non volesse?».
Tale è la leggenda. Persone, che consideravano come delitto l'apostasia e la cospirazione, cercarono scusare il Campanella98: altri che giudicavale eroismo, sostenne l'opposto99. Il servile Parrino, e dietro a lui il Giannone, poi il Botta copiandoli, il fan reo di aver cospirato contro la monarchia spagnuola con frati e vescovi. Fatto è che si è tuttora incertissimi sul costui processo, e tre differenti ne esistono; uno che mostra volesse ribellar il Regno per sottoporlo al papa; uno per darlo al Turco; uno per ridurlo a repubblica eretica; poi nel Sant'Uffizio se ne costruì un nuovo, dove i testimonj delle predette accuse si ritrattarono.
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