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      Napoletano e prete fu pure Lucilio Vanini, nato a Taurisano in Terra d'Otranto il 1586 da Giambattista intendente di Francesco di Castro, vicerè di Napoli, e da Beatrice Lopez di Moguera. Studiò a Padova, divenne canonico lateranense; viaggiò Europa sotto diversi nomi, e principalmente quel di Giulio Cesare, con alquanti compagni predicando tutt'altro che il vangelo, dicendo il diavolo esser più forte di Dio, giacchè tuttodì intervengono cose che non potè volerle Iddio; professandosi scolaro del Pomponazio, del Cardano, di Averroè, di Aristotele «dio dei filosofi, dittatore dell'umana sapienza, sommo pontefice de' sapienti». E di ridestare Averroè egli si propone, ma non ne conosce se non le divulgate empietà, e bugiardamente ne riferisce gli aneddoti.
      «Confesso che l'immortalità dell'anima non può dimostrarsi con principj naturali. Per articolo di fede crediamo la resurrezione della carne: ma il corpo non risorgerà senza l'anima, e come vi sarebbe l'anima se non ci fosse? Io di nome cristiano, di cognome cattolico, se non fossi istruito dalla Chiesa che è certissimamente e infallibilmente maestra di verità, a stento crederei esser immortale l'anima nostra. E non mi vergogno dirlo, anzi me ne glorio, giacchè adempio il precetto di Paolo, rendendo schiavo l'intelletto in ossequio della fede»103.
      Se dice, «L'atto dipende affatto dalla nostra volontà; Dio opera fuor di noi per produr fatti simultaneamente contrarj», soggiunge: «Sempre salve le credenze cattoliche».
      I martiri sono persone d'immaginazione esaltata, ipocondriaci, Cristo un ipocrita, Mosè impostore, e parlato delle profezie prorompe: «Ma lasciam da banda queste baje».
      Nega la creazione; tratta i culti di menzogne e spauracchi inventati dai principi per tener i sudditi, o dai sacerdoti per aver onori e ricchezze; confermati poi dalla Bibbia, della quale nessuno vide l'originale; e che cita miracoli, promette ricompense e castighi nella vita futura, donde nessuno mai tornò a smentirla.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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