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      V'aveano tenuto casa i novatori Trontano e Kanesgen, pseudonimo del Beccaria; poc'anzi v'era morto Lodovico Besozio, scolaro del Trontano migliore del maestro: era frequentissimo il contatto colla val del Reno, tutta già calvinista. Singolarmente vi si segnalavano per odio ai cattolici Francesco Luino, che da trent'anni era colà: un figlio del Trontano117 e due o tre altri, «le cui mogli sono veri mostri d'inferno». Stava a capo delle cose sacre un frate, disertore dell'Ordine e della religione, che seco traeva una femminaccia e quattro suoi figliuoli: poco di meglio erano gli altri preti. Il Borromeo coll'amorevolezza, coll'Inquisizione, coll'insegnamento, col largheggiare, si conciliò gli animi: e Dio ne prosperava le fatiche.
      La riverenza verso quel gran santo non ci terrà dal narrare come ivi scoprisse moltissime streghe. Istituitone processo, ben centrenta abjurarono: quelle che non vollero ravvedersi furono condannate, e prima quattro, poi altrettante, poi tre, indi più altre vennero arse. Il prevosto di quella terra Domenico Quattrino da undici testimonj era stato visto, nella tregenda coi demonj, menar danze oscene in paramenti da messa, e recando il santo crisma118: onde fu dannato al fuoco.
      Sarebbero gettate le parole ch'io aggiungessi per compiangere che i delirj del secolo prendessero anche anime illuminate e pie. Solo non tacerò che i Grigioni si dolsero e protestarono contro abusi di giurisdizione del Borromeo, ma nei loro atti non trovammo fiato di lamento per queste procedure; tanto parevano regolari secondo i tempi119. Il Borromeo nella Mesolcina all'ucciso curato surrogò Giovanni Pietro Stoppano, autore del tractatus de idolatria et magia, che poi fu messo all'Indice. Da poi il santo si mise per la val Calanca, ove conobbe cinquanta famiglie cadute in eresia e ventidue maliarde.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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