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      Egli provide ad assodarla, e dal magistrato ottenne uno statuto che del ministro determinava venticinque incombenze. La prima era di cominciare l'adunanza coll'invocare l'assistenza di Dio, e finire col rendergli grazie. La seconda, di far tutto con ordine, modestia, semplicità, carità, senza discordia nè contese. Tutti i membri della Chiesa italiana una volta l'anno si univano in generale assemblea per conferire sul regolamento delle famiglie, e sull'accettare nuovi membri: locchè manteneva la moralità, tanto più che non accoglieva alla Cena chi ne fosse immeritevole. I fedeli erano visitati di tempo in tempo dagli anziani, e i figliuoli istruiti accuratamente. Fin dal 1551 a Nicolò Fogliato di Cremona e Amedeo Varro piemontese erasi affidata la cura de' poveri per soccorrerli con somme raccolte. Nel 1555 il magistrato, vedendo ben ordinata quella Chiesa, e attenta ai precetti del Vangelo, concesse a suo uso il tempio della Maddalena, dove amministrar la Cena alle otto di mattina della domenica dopo quella che se n'era valsa la Chiesa francese. Per residenza del pastore fu data un'abitazione nel chiostro di San Pietro.
      Alla professione di fede ginevrina troviamo si soscrissero, degli Italiani, Celso e Massimiliano Martinengo bresciani, Galeazzo Caracciolo, Bernardino Ochino, i conti Giulio Stefanelli e Antonio Tiene di Vicenza, Marco Pinelli genovese, Pompeo Avanzi veneziano, G. B. Natan, divenutovi poi predicante, Nicolò Gioffredo di Crema, Cesare Bollani e Pompeo Diodati di Lucca, Onofrio Marini napoletano, Carlo Federici e Paolo Alberti romani, Pietro Muti toscano, Paolo Lazise veronese, Matteo Gribaldi, Giorgio Blandrata e Carlo Alciati milanesi, Bartolomeo Polentani, Agostino Fogliani, Orazio Chiavelli, Santo Mellini, Giacomo Verna, Sigismondo Pigna, Giovanni Fecato, Andrea Cotogni, e molti vulgari; e «preti e frati rifuggiti non per altro in Ginevra se non perchè stracchi del rigore del chiostro e del breviario, e trovando buono di godere il resto de' loro giorni in libertà con una moglie in seno.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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