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      In fatto ben provvista di spioni era Ginevra, un de' quali un giorno rapporta ai magistrati: «Ho inteso Caterina moglie di Giacomo Copa, del ducato di Ferrara, dire che Serveto è morto martire, e Calvino fu causa della sua morte perchè era seco in lizza, onde i signori han fatto male a farlo morire; che Gribaldo ha dottrina sua propria, come Paolo Alciato e il Biandrata, e che son perseguitati a torto e per malevolenza: ch'ella vuol andarsene perchè il procedere di questi signori le spiace in quanto condannano chi pensa diverso da loro; e disse molte bestemmie di cui non mi ricordo». Un altro spione rincalzava: «Ella disse che M. Calvino non è d'accordo con Gribaldo perchè questi è più dotto: ch'ella non ha a far se non quello che Gesù Cristo dice: che, se ella persevera e muore qual è venuta a Ginevra, sarà martire del diavolo. Essa tien una lettera di Gribaldo, sottoscritta da Giovanni Paolo e da Valentino».
      Arrestata, si seppe ch'ella era venuta a Ginevra per compiacere al suo unico figlio, che non voleva andar alla messa, e restò condannata a domandare mercede a Dio e alla giustizia, e bandita, con ordine di lasciar la città fra ventiquattro ore, o perderebbe la testa132.
      Uno fu condannato perchè possedea le Facezie del Poggio: un altro perchè leggeva l'Amadigi: un muratore perchè stanco esclamò, «Al diavolo l'opera e il padrone».
      Questo Gribaldo, che dal Leti vedemmo dato per milanese, ma par piuttosto padovano, era un antitrinitario: fu dal Vergerio chiamato alla Università di Tubinga, e mandò una confessione di fede allo Zanchi, pregando la comunicasse anche a Pietro Martire, ma fu conosciuta eterodossa, e il Beza la disapprovò affatto133.
      I duchi di Savoja non sapeano darsi pace di aver perduto Ginevra, e cercavano134 ripigliarla, adducendo a pretesto ch'era nido d'eretici.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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