Ora giudichino Signori miei, quanto io sia lontano dal poter mai penetrare le forze, e virtù della memoria della fantasia, della immaginativa, e finalmente dell'intelletto stesso, col quale andiamo penetrando, e discorrendo le cose remotissime da' nostri sensi, e qui nel caso nostro siamo arrivati a conoscere chiaramente, che dentro l'occhio nostro si fanno quelle finissime pitture, ancorche mai occhio umano non le abbia vedute, ne mai sia per vederle. E per tanto con gran ragione possiamo cantare eterne glorie a Dio stupefatti dicendo.
Quam magna facta sunt opera tua Domine, omnia in sapientia fecisti.
E con le medesime dottrine, e con piu interna cdontemplazione della fabbrica del nostro occhio, e con la cognizione della struttura del telescopio noi possiamo venire in luce di quegli effetti strani, che produce questo maraviglioso strumento.
Illustrissimo, e Reverendiss. Signore Padron Colendissimo.
Everissimo ch'il mio discorso intorno all'occhio, & al modo di farsi la visione, che mandai a V. S. Illustrissima i giorni passati, è imperfetto, e non finito, ma perche mi sono accorto, che tanto ci mancava a finirlo quella sera, che serrai la lettera, quanto, ci sarebbe mancato, di quà a cento, o piu migliaia d'anni, se tanti io potessi continuare a scrivere intorno alla stessa materia, però mi è mancato l'animo, e cascata la penna di mano, & ho risoluto d'abbandonare l'impresa, bastandomi d'avere incominciato, se pure averò incominciato bene, e lascerò, che quelli tanto esosi alla grandezza di V. S. Illusstriss. arrivino al fine, i quali misurano la grandezza della Natura con la scarsa misura del lor cervello.
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Dio Domine Reverendiss Padron Colendissimo S. Illustrissima S. Illusstriss Natura
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