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      Perciò, per accusarlo, ho voluto essere innanzi alla certezza e ad elementi di prova che lo farebbero condannare da qualunque giurì.
      Per chiamarlo testimonio falso non c’è bisogno di ragionamenti: basta prendere il testo ufficiale del suo esame per confrontarlo col testo dei suoi biglietti.
      Per chiamarlo concussore nei fatti bancarii non v’è bisogno di ragionamenti: basta leggere negli atti ufficiali il suo discorso del 20 dicembre e mettervi a riscontro i documenti del suo debito occulto alla Banca in quel dì e del debito nuovo di quattro giorni dopo.
      Per chiamarlo concussore nel fatto Herz non v’è bisogno di ragionamenti: basta leggere la testimonianza del suicida nell’ora della morte: la lettera di Reinach riconosciuta, la confessione di Crispi e la storia schiacciante delle sue bugie - una dopo l’altra smascherate. Per un affare onesto, confessabile, non si inventano a nasconderlo tante menzogne!
      E ho voluto nella prova abbondare: lasciando pel giudizio, a cui Crispi non può più sottrarsi, il rimanente. So bene che, se tutto questo è non solo bastante, ma esuberante pei galantuomini, non basterà mai per i disgraziati, che servono Crispì a stipendio (con pubblico furto) da quindicimila lire al mese in giù; non servirà per coloro cui lega a Crispi la triste non frangibile solidarietà dell’interesse e della colpa: non basterà, non può bastare per deplorati come lui, benché meno aggravati di lui, dei quali Francesco Crispi ha dovuto alle urne farsi paladino - combattendo a morte i loro giudici - e dei quali ha dovuto farsi nella Camera la guardia del corpo, la sua guardia di onore.


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Lettera agli onesti di tutti i partiti
di Felice Cavallotti
1895 pagine 82

   





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