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      Anche innanzi la scoperta di questi documenti, noi abbiamo dubitato che il ricordo scritto in fine di quel codice, che dice: finito libro, referamus gratias Xpo. 1437. A dì 31 di luglio ex Stincarum etc., non sia dell’autore. Esso non può indicare altro che il luogo e il tempo in che fu fatta questa copia; perchè gli autori solevano formare ben diversamente la chiusa del proprio libro; spesso dicendo: scriptus et compositus per me ec, quando, oltre all’averlo composto, si prendevano la fatica di ricopiarlo; a differenza dei copiatori, che dicevano: scriptus o exemplatus per me. Oltracciò è da osservare col Benci, che gli scrittori, i quali fossero stati afflitti da qualche sventura, non lasciavano di notarla, ancorachè non componessero l’opera in quel tempo. Sicchè se Cennino avesse dettato il suo libro mentre era sostenuto in carcere, l’avrebbe in qualche luogo detto, e forse soggiunto d’essersi posto a scrivere a sollievo e consolazione del suo travagliato animo. Ma egli dice solamente di aver preso questa fatica per confortare quelli che all’arte vogliono venire.4 Nè il Vasari nè altri facendo parola di queste circostanze della vita di Cennino, ne segue che il ricordo non possa essere dell’autore. E questo è non solo per le ragioni dette, ma eziandio perchè Cennino non fu mai nelle Stinche: come ce ne siamo assicurati, cercando con diligenza negli Atti degli Ufficiali delle Stinche dell’anno 1437 o di quel torno. Perciò quella scritta non spiega altro, se non che il libro fu finito di copiare nel 31 di luglio del 1437, da un ignoto che tacque il suo nome, e che era sostenuto (per debiti civili) nelle carceri delle Stinche di Firenze.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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