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      I popoli, cito l'autorità di Petruccelli della Gattina, non hanno sentimenti bassi, se non quando si elevano alla borghesia. La plebe collettiva ha sempre sentimenti nobili, perché partono dal cuore, perchè sono istinto. La plebe, si potrebbe dire mercantilmente, è corrotta per conto terzi.
      E allora che volete pretendere dalla plebe? Avete ragione di chiamarla la pellagra sociale.
      Si, signori, vi dirà Cesare Correnti, avete detto bene: la plebe è la pellagra sociale.
      Chi mangia male e irregolarmente, chi respira il tifo e la colpa nelle locande si guasta il sangue e le idee. Effetti della segale cornuta sul temperamento sanguigno e dei sofismi cornuti, commentati dalla pancia vuota su una testa vuota.
      Et ne nos inducas in tentationem.
      Se preghiamo Dio di non metterci a male prove, con quanta maggiore logica non diremo noi alla società: Non fabbricare colle tentazioni gli oziosi, le prostitute, i malandriniParole sante, che è un peccato non averle pubblicate prima d'ora.
      Del resto la plebe di quel tempo non è più la plebe de' giorni nostri.
      Gran parte è sparita dalla scena del mondo.
      La media della vita de' disgraziati plebei è breve: gli stenti ne affrettano la morte.
      Inoltre dal 1876 in poi la plebe milanese è diventata una tutt'altra cosa. I ladri sono stati soppiantati dai truffatori, l'astuzia ha preso il posto del coraggio. Questo cambiamento d'industria ha imposto un mutamento d'abitudini.
      E poi molti di questi disgraziati hanno lasciato Milano; parecchi hanno messo giudizioqualcun s'è perfino ammogliato ed è diventato un discreto padre di famiglia.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





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