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      Dal pignoratario al manutengolo c'è di mezzo la barriera dell'onestà, che bene spesso la cupidigia di lucro può indurre a saltare.
      I ladri e i frodatori hanno i loro patroni naturali nei manutengoli, che sfuggono troppe volte alle ricerche dell'Autorità di Pubblica Sicurezza.
      Il Carcere cellulare e l'isola (il domicilio coatto massime all'isola d'Ischia) hanno fatto sloggiare da Milano molti di quei furfanti, i quali avevano contratte delle curiose abitudini d'indifferenza nel passare dalla vita del delitto alla vita dell'espiazione nelle carceri a sistema di famiglia.
      Ma se gli individui che compongono la feccia di Milano hanno mutata parvenza, coloro che vennero a sostituirli non sono di natura diversi dagli altri e battono la stessa via, se non con più audacia, certo con maggiore astuzia.
      Nè la morale in Milano ha guadagnato gran fatto dal 1874 in poi.
      E invero, quantunque in un eccesso di zelo, l'Autorità di Pubblica Sicurezza abbia fatto chiudere parecchie case di prostituzione (rimedio inefficace contro l'immoralità ognora crescente), tuttavia Milano contava sul finire del 1881 ben 28 case di tolleranza, delle quali 5 di prima, 11 di seconda, 6 di terza classe, oltre a 6 case particolari.
      Le prostitute iscritte regolarmente nel 1881 erano 430, delle quali 45 facevano di sè mercato in case di prima, 105 in case di seconda, 80 in case di terza classe.
      A fare il numero di 430 contavansi ancora le prostitute isolate e tra queste 34 di prima, 18 di seconda, 98 di terza classe e finalmente 50 prostitute vaganti, tutte appartenenti queste alla terza classe.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





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