La Bibbia è diabolicamente... simbolica! ...Quando essa fa intervenire Dio, ad impedire il lavoro nella «Torre di Babele» colla confusione delle lingue, essa vuol significare che l'uomo non deve innalzarsi; non deve elevare la fronte in alto, se non ad occhi chiusi, unicamente per pregare: non mai per investigare i fenomeni della natura e della vita.
Si comprende così la condanna di Galileo Galilei, che l'universo guarda come un medico guarda il corpo del malato; come un geologo guarda alle stratificazioni della terra; come un fisico esamina la materia.
La religione è la condanna del progresso: Il progresso, essa dice, deve solo cercarsi «per grazia e per dono divino».
«Tu, uomo, lavorerai con gran sudore» dice il vecchio testamento.
E allora è naturale... è naturale allora che gli unti dal signore non lavorino affatto. Ma debbono invece lavorare gli uomini, i condannati. E se essi sapranno espiare con una vita orrida di miserie, il loro peccato, avranno di certo il Paradiso...
Ma... se, invece, si ribelleranno... saranno, dopo morti, precipitati fra le fiamme dell'inferno!
Il mondo così concepito, amici miei, è una notte tenebrosa.
Conventi; chiese; inginocchiatoi; preghiere; ignoranza grassa e beata! miracoli; paure; streghe! e terribili diavoli dappertutto... sempre pronti a circondare l'uomo, a seguirlo... dalla nascita alla morte, per... «indurlo... in tentazione!».
Ma il diavolo ha finito, per noi, col diventare il simbolo della ragione.
Ecco L'ode a Satana di Carducci; Il Lucifero di Rapisardi; Il Faust di Goethe.
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