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      Il solo ingegner Ginoni conobbe il perché di quel mutamento, e se ne prese spasso: diceva al segretario, incontrandolo:
      Cadde l'incanto, e a terra sparso è il giogo;
      oppure:
      Alfin respiro, o Nice,
      Bravo segretario!
      E questi gli rispondeva con un gesto comico, come per dire: "Tutto è passato". E cosí durò per tutto il mese di marzo.
      Dopo di che... ricadde più perdutamente innamorato di prima.
      Ma come si fa, Dio grande! Ai primi giorni della nuova stagione la Pedani aveva messo su un vestito di lanetta color marrone, guernito con una straliciatura di seta nera, semplicissimo, una miseria che poteva costar trenta lire con la fattura, e che aveva fors'anche dei difetti di taglio; ma la sarta vera e maravigliosa era la persona che lo riempiva e lo tirava, informandolo ai più seducenti contorni che avesse mai trovato uno scultore di Dee. V'erano adesso delle giornate, quando essa tornava dalla ginnastica, delle ore in cui l'aria, il sole, l'esercizio fatto mettevano nella sua carne come uno splendore caldo di giovinezza matura, la freschezza d'un corpo di nuotatrice uscita allora dall'acqua, qualche cosa che si effondeva intorno come la fragranza inebriante d'un albero in fiore. E passando accanto a don Celzani a passi svelti gli diceva: - Buon giorno - con una nota d'oboe, spiccata e profonda, che pareva un grido involontario di voluttà, troncato a mezzo. Il povero don Celzani resistette a tre o quattro di questi incontri, poi perdette la testa: lasciò il caffè Monviso, il teatro, gli amici, i sigari Virginia, le corse per Torino, e i baldi atteggiamenti; e della sua audace ribellione d'un mese non gli rimase altro segno che la cravatta turchina.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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