Pagina (224/420)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      È il cumulo di tutti questi fatti che induce il sospetto nel Senato veneziano.
      Manzoni vuol fare un dramma nuovo, ma ha innanzi un pubblico avvezzo alle regole classiche, ed ha pensato: - Se prolungo la storia di due e tre anni, esco troppo fuori dei limiti che ammette il pubblico italiano - . Componendo egli pensa ai fischi del parterre. Quindi nel quarto atto mette in bocca ad un personaggio la narrazione dei fatti in cui è il processo psicologico, la tragedia: quei fatti perciò riescono freddi, sfuggono all'attenzione dello spettatore, perché narrati e non rappresentati.
      Vediamo quali sono le conseguenze di tutto questo. Poiché non c'è movimento drammatico, non quel processo psicologico che Manzoni medesimo vede nell'Otello, e le azioni sono quasi tutte narrate, e c'è una sola azione rappresentata, la battaglia di Maclodio, cosa accessoria che dà origine al Coro; la tragedia è composta di discorsi: non c'è vita drammatica.
      Nel primo atto abbiamo innanzi il Senato che dopo aver discusso a lungo, delibera di affidare a Carmagnola il comando delle truppe contro Filippo Visconti; poi Marco, amico del Conte, che va a comunicargli la notizia, e qui un discorso tra Marco e il Conte. Nel secondo atto è un consiglio di guerra de' generali di Filippo, vi si discute a lungo se si deve dare battaglia oppur no; poi c'è il Conte che comanda ai suoi di starsene pronti: qui finisce il secondo atto. Nel terzo si comincia a mostrare lo sviluppo drammatico, i Commissarii proibiscono la restituzione de' prigionieri, il Conte nega di farlo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





Senato Manzoni Otello Maclodio Coro Senato Carmagnola Filippo Visconti Marco Conte Marco Conte Filippo Conte Commissarii Conte