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      Con Lui, signor, dell'itala fortunaLe sparse verghe raccorrai da terra,
      E un fascio ne farai nella tua mano.
     
      Sono le prime ispirazioni di un giovane nato poeta, che sente il contraccolpo degli avvenimenti e vi fa su una lunga canzone, di cui è rimasto un frammento, scritto alla petrarchesca, con molti endecasillabi, vari settenari, rime a grande distanza, insomma in quella forma solenne usata allora da' poeti che cominciavano a fare le loro prove.
      Quando il Congresso di Vienna consegnò la Lombardia e il Veneto mani e piedi legati all'Austria, quando l'imperatore Francesco II pronunziò quelle dure parole: - I Lombardi debbono dimenticare di essere italiani, non debbono avere altro legame fra loro che l'ubbidienza al loro signore - , quando interrogato Metternich sul titolo da darsi a quel nuovo regno, egli che più tardi disse l'Italia essere una «espressione geografica», rispose: - L'imperatore vuol distruggere lo spirito di unione e le idee costituzionali nel popolo italiano, e perciò non vuole accettare il titolo di re d'Italia (parole duramente chiare scagliate al popolo per fargli forte impressione) e perciò l'imperatore non può volere un esercito italiano e certe istituzioni (il parlamento) che potessero essere fondamento di un prossimo grande stato - ; successe un'esplosione di sentimento nazionale; i più arditi furono presi e la resistenza italiana fu schiacciata nelle prigioni di Mantova e dello Spielbergo.
      Dopo le prime prove i più ardimentosi abbandonarono il proprio paese o ritiraronsi nella solitudine delle case loro.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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