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      No, o signori. Guardate l'uomo che è rimasto solo dopo che il frate se n'è andato, egli è agitato e misura a grandi passi la sala; egli per rinfrancarsi ha bisogno di guardare i ritratti de' suoi maggiori, e cercare in quelle truci fisonomie alimento di nuovo calore per continuare l'azione. Da quel dialogo don Rodrigo ha ricevuto una grande impressione, che non dimenticherà mai.
      Ve lo richiamo, quando il padre Cristoforo, che fin allora s'era frenato a stento, alla proposta di don Rodrigo, «dando indietro due passi, appoggiandosi fieramente sul piede destro, mettendo la destra sull'anca, levando la sinistra coll'indice teso verso di lui, e piantandogli in faccia due occhi infiammati», gl'intonò quella profezia: - «Verrà un giorno...» - . Quelle parole, l'aspetto del frate hanno fatto impressione sull'animo di don Rodrigo, impressione rincantucciata poco dopo, perché le cose gli vanno a seconda; ma attendete quando verrà il momento dell'espiazione, quando egli sentirà paura della morte, quando il padre Cristoforo gli si ripresenterà in sogno, ed allora vedrete chi ha vinto.
      Dopo queste due scene fra il padre Cristoforo ed il fratello dell'ucciso, e fra il padre Cristoforo e don Rodrigo, nelle quali il frate lascia la sua impronta, l'autore non è ancora contento; egli vuol dipingere il trionfo di questo mondo morale in un quadro più grandioso; egli cerca una terza scena in cui quel mondo sia rappresentato in più larghe dimensioni, e con personaggi più grandi, ed ecco sbucciargli nella fantasia l'incontro dell'Innominato con Federigo Borromeo.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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