La bella fanciulla - che parte dal mondo.
Se in qualche parte di questo canto l'esecuzione è difettosa, se vi sono molti versi che desiderano essere compiuti, limati, - e l'autore se ne era accorto, sí che trovo queste ottave piene di correzioni posteriori fatte da lui - pure c'è una ispirazione vera, che vi dá l'impressione di cose celesti, alle quali il poeta aspira. Quando il canto è finito, l'eco ne rimane ancora nella sua immaginazione:
Ed io seduto un dí su le rovineDell'antica Badia, beveva attento
Nell'eco delle selve che vicinePiagneano al peso dell'arguto vento,
Il suono ancor di tai voci divine;
E apparire e sparire in un momentoVedea, quai larve quelle suore, e dissi:
Quanto son vaghe! e la lor storia scrissi.
Cosí finisce il lavoro.
Or che cosa è questo ideale dell'ideale? Questo ideale cristiano ancora piú idealizzato? È un idillio, è l'idillio del Paradiso: un'anima che si effonde senza azione, senza pensieri, senza contraddizioni o battaglie. C'è materia per un poemetto, per un'azione drammatica? Nulla.
La concezione fondamentale non è che una scena idillica, ove comparisce quella giovinetta, disegnata e rappresentata nelle sue gioie e nelle espansioni della sua innocenza.
Ma il poeta ha voluto cavarne nientemeno che sei canti. Col Paradiso, se m'è permesso dir cosí, ci ha messo l'Inferno ed il Purgatorio, alle spalle di Eugenia è sua madre, che ella ha ignorato ed ignora finché muore; accanto a lei è un'altra suora, Teresa.
La madre di Eugenia è una donna depravata nata per amare, ma messa per forza nel monastero da un padre snaturato: la forza di amare si trasforma nel suo cuore in odio, odia il padre, odia il monastero, odia il cielo.
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