Stefano Cusani vuol rappresentare lo sparire della giovinezza, val dire le tante illusioni febbrili del giovane sparite e seguite dal disinganno. Come rappresenta quell'etá? Udite:
Mi sorrise negli occhi e nel desioDella mente infantil la tua sembianza,
O caro tempo giovanil, quand'ioTutta fiorir vedea l'umana stanza.
Bella com'Iri apparve al guardo mioTant'armonia d'amore e di speranza,
Tanto gioir, che ne rivela Iddio,
E degli astri eguagliar sembra la danza.
Chi di voi non ricorda quelle care parole del Leopardi quando rappresenta il venire della giovinezza:
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci appariaLa vita umana e il fato!
E poi il suo sparire:
Ché giovinezza, ahi, giovinezza, è spenta!
Qui non altro che frasi, niente che faccia rivivere nell'immaginazione il giovane, perché si deve supporre chi scrive non sia piú giovane. Dove sentiamo il ricordo dell'etá trascorsa, oppure il disinganno? Che esprime quel sorriso negli occhi e nel desio della mente infantile? Nessuna di quelle immagini che si sentono nel calore di quell'etá. E per dire che la vita gli sembra bella: «quand'io tutta fiorir vedea l'umana stanza». Il mondo diventa una stanza, e la stanza che fiorisce, è la frase messa attraverso l'idea, sí che la rende insipida e volgare. «Bella com'Iri apparve al guardo mio, Tant'armonia d'amore e di speranza» - mi sembra che non ci sia né quell'amore né quella speranza. E quando dice: «Tanto gioir che ne rivela Iddio» - domando: ricordate la giovinezza, e dite se mai pensaste allora che il vostro gioire rivelasse Iddio.
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