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      In tutte queste poesie c'è un contenuto? C'è una forma? C'è un progresso?
      Non c'è poesia senza contenuto, ma parlo di quello che s'impossessa dell'anima del poeta, rimane fissato nella sua immaginazione, nol lascia piú, diviene il suo mondo poetico. Vi mostrai che il buon Parzanese l'aveva, quantunque piccolo; ma non l'ha il Sole, e basta l'esposizione che ho fatta delle sue poesie per mostrarvi come egli non ha trovato niente che l'abbia fermato nella sua corsa vagabonda di occasione in occasione e sia riuscito a dirgli: sono signore di te.
      E non ci è una forma, quell'impronta che dá alle sue produzioni l'anima investita da un contenuto il quale opera in lei seriamente, quella che viene da un modo particolare di sentire, di pensare, d'immaginare, nella quale si rivela l'originalitá. Troviamo forme varie, ondeggianti secondo le impressioni e le reminiscenze, non una di cui si possa dire: ecco la forma propria del suo ingegno.
      Ho domandato anche se c'è un progresso. Parlando di contenuto e di forma, non intendo dire di cose cristallizzate; nell'uomo come nella storia c'è demolizione e ricostruzione d'idee e di forme, l'uomo invecchia e ringiovanisce, perde e ritrova la sua freschezza. Un poeta è fossilizzato quando rimane nel suo primo contenuto, nella sua prima forma: è creatore e poi imitatore, ripetitore di sé stesso. Or se guardiamo qui alla parte tecnica, il progresso è innegabile. Nelle prime poesie che tengono molto dell'improvvisato c'è del negletto, del volgare, vi si vede un gusto non ancora formato.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





Parzanese Sole