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      Non entro nel merito di queste accuse. Ma che fa Cesare Cantú? Tutte queste accuse non esistono, raccoglie in breve le qualitá lodevoli de' gesuiti e poi dice: Hecce homo. E cominciate a trasecolare dalla prima frase: l'ignoranza e la corruttela del clero ai tempi della Riforma, per Cantú sono un pretesto; e quando Lutero si scagliava contro quella corruttela, la sua indignazione era rettorica:
      «La Riforma avea tolto a pretesto l'ignoranza e la corruttela del clero? ed essi mostransi studiosi e di una costumatezza che i maggiori avversari non poterono se non dire ipocrisia! Si sono paganizzati i costumi e la disciplina? essi gli emendano con gli espedienti migliori, cioč con l'esempio e l'educazione. L'alto insegnamento č negletto? essi se ne impadroniscono. Vedono ottener lode la poesia latina? Essi formano a quella gli scolari. Piacciono le rappresentazioni? ed essi ne danno di sacre. Č tacciata la venalitá e la ingordigia del clero? ed essi insegnano gratuitamente, gratuitamente si prestano alle cure delle anime, istituiscono scuole pe' poveri, esercitano la predicazione. Non stitichezza nel confessare - stitichezza, quella morale rilasciata? - non volgaritá nel predicare, non eccessiva disciplina che maceri un corpo destinato a servigio del prossimo; non istancare i giovani, né prolungarne l'applicazione piú che due ore, e ricrearli in villeggiature ed esercizi ginnastici. Liberi pensatori e scopritori di nuove veritá, porgeansi ufficiosi, affabili, l'uno l'altro coadiuvanti».


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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