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      Quando si lotta per varii scopi, si disperdono le forze; volendo conseguirli tutti, non si arriva a nessuno. Quindi la preoccupazione di Balbo era legittima, era quella d'un uomo politico, il quale comprendeva che l'importante per un popolo è sapere che vuole, dove vuole andare, e che niente sfibra di piú un popolo quanto l'incertezza del punto a cui vuole arrivare.
      È inutile che vi spieghi la differenza tra filosofo e uomo politico, dopo tredici anni di vita costituzionale. Il filosofo deve travagliarsi intorno ad idee e a principii; i principii, per essere attuati, ci vogliono secoli. Quindi lo scopo del filosofo è lontano, i mezzi che propone sono idee accessorie d'una principale, facendo astrazione degli altri elementi storici, umori, interessi, passioni, accidenti.
      L'uomo politico non può avere innanzi a sé che un piccolo spazio di tempo, e sarebbe stolto uomo politico chi per esempio oggi nella Camera italiana parlasse della missione d'Italia in Oriente. Diceva Cesare Balbo, e forse è vero, che l'uomo politico ha innanzi a sé uno spazio medio di trentacinque anni, quanto dura una generazione. Bisogna poi avere mezzi non ideali, ma corrispondenti alle condizioni in cui un popolo si trova. Il filosofo dice: datemi il principio e vi darò le conseguenze; il politico, dato un paese in questa o quella situazione, indicherá i mezzi immediati per condurlo a stato migliore. Il primo ha per dato un principio e le idee che ne nascono, il secondo ha per dato la realtá; e chi grida sempre: bisogna stare ai principii, scambia la filosofia con la politica.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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