Tutta l'esaltazione che avete trovata in Berchet, non ha nulla a fare col suo cuore. Una volta attuato il programma nazionale, l'odio pei tedeschi è svanito: siamo rimasti amici di una nazione che, per certi rispetti, ci precorre nella via della civiltá.
Che cosa è, in fondo, Berchet? Se avesse avuto in sé qualcosa di profondo come l'odio di cui parla sempre, non si sarebbe esaurita tanto presto l'onda impetuosa che lo mena a poetare. Dopo sei o sette poesie, egli si tace. È una natura d'uomo amabile, malinconico, chiuso in sé come una vergine, con poche espansioni. Tali sono le corde ancora salde nelle sue liriche, - tutto il resto è sparito. Il Rimorso, quella donna che una volta, in mezzo a certe condizioni politiche, produceva tanta impressione, è svanita. E la poesia piú geniale, quella in cui scorgete come i germi del contenuto poetico che poi si sviluppò in lui, è il Trovatore: il Trovatore che riempie di gioia il castello col suo liuto, ed ha l'anima infocata dagli occhi neri della castellana, ed è bandito dal suo signore. Qual'è l'ultima espressione di questa poesia?
Scese, varcò le porte, -
Stette, - guardolle ancor: -
E gli scoppiava il corCome per morte. -
Venne alla selva bruna:
Quivi erra il Trovator,
Fuggendo ogni chiarorFuorché la luna.
La guancia sua sí bellaPiú non somiglia un fior,
La voce del cantarNon è piú quella.
Ecco il genere di Berchet, quell'indefinito della grazia, di un dolore malinconico, chiuso, che non si spande, e fa sí che le sue persone poetiche non diventino mai drammatiche, appunto perché non hanno forza di espansione, e rimangono liriche, germi, caratteri muti, come dicono i tedeschi.
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