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      Vengo adesso ai Coriambici, e dico che la vostra critica non è nè indiscreta, nè temeraria, come voi la chiamate, anzi è giusta, giustissima, ed io me l'aspettava più che di pepe, perchè veramente questi mescugli di sacro e di profano sono certi mostri di sozza figura che non si devono ammettere. Una sola cosa potrebbe dirsi a difesa; ed è che la mia Musa non è profana, essendosi quasi sempre occupata in soggetti sacri. E se il Petrarca parlando d'una donna da lui amata, e che aveva ossa e carne e tutte quelle cose che hanno le donne, non si fece scrupolo di dire:
     
      Per Rachele ho servito e non per Lia,
     
      perchè non posso io chiamare col nome di Rachele una donna immaginaria, com'è la Musa e una Musa sacra, come per lo più è stata la mia? Veggo nulla di meno che questo non basta per giustificarmi affatto; e al più al più vale a giustificarmi qualche poco, quanto alla seconda strofa, non quanto alla terza, nella quale passo al Da mihi liberos e mi servo delle parole del testo. — Sopra di questo non ho che dire, e confesso d'essermi questa volta lasciato guadagnare la mano dalla novità del pensiero e della gran corrispondenza che hanno tra loro il comparente e il comparato. Ma il raggiustar questo non sarebbe difficile, e quando non si possa raggiustare, il dar di bianco a tutta l'ode sarà, facilissimo, e non sarà la rovina di Troia. In ogni modo favoritemi di leggerla per uno scherzo al priore e di fargli vedere le altre bazzecole che avete in mano di questo mio nuovo studio, e specialmente le due libertà, coll'occasione delle quali vi supplico di fargli a mio nome la confidenza di quanto è tra il sig.


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Lettere inedite a Lorenzo Magalotti
di Vincenzo da Filicaia
Tipografia Nistri Pisa
1885 pagine 36

   





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