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      Sembrerebbe ch'ove non comprendiamo distintissimamente i pensieri di un poeta, i suoi versi dovessero perdere non poca della forza loro; pure quanto è con profondità sentito, presumiamo che sia distintamente compreso; e giusto allorchè stiamo in forse di poterci levare con lui a spaziare sopra i limiti della terra, il Petrarca trova modo d'insinuarsi nelle più riposte pieghe de' nostri cuori; e nel punto che entriamo negli stessi suoi sentimenti, siamo anche pronti ad ammetterne per vere le visioni. Egli esclama:
     
      Chi vuol veder quantunque può Natura
      E 'l Ciel tra noi, venga a mirar costei.
     
      E di nuovo
     
      Le stelle e 'l cielo e gli elementi a provaTutte lor arti ed ogni estrema cura
      Poser nel vivo lume in cui Natura
      Si specchia.
     
      Che Laura venne vestita di tutte le sue virtù dal pianeta ch'ella abitava prima di scendere sopra la terra:
     
      In tale stella duo begli occhi vidi,
      Tutti pien d'onestate e di dolcezza.
     
      Che la bellezza di Laura preesisteva nel concetto della Divinità alla creazione dell'universo:
     
      In qual parte del cielo, in quale ideaEra l'esempio?
     
      Pure in questo medesimo sonetto, ove si dispiega la teorica di Platone - "che tutti gli oggetti i quali cadono sotto i sensi sono soltanto copie di modelli più o meno perfetti che esistevano ab eterno nella mente di Dio," - il poeta esclama improvvisamente:
     
      Benchè la somma è di mia morte rea.
     
      Così il fulgore della descrizione viene maestrevolmente temperato con un solo verso, il quale ne ricorda che, se Laura è un angelo, l'amante suo almeno è un mortale che patisce al pari di noi.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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