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      Mio fratello ed io,
      sclamava il Petrarca dopo la morte di Laura, "stavamo in ceppi ugualmente. La tua mano, o mio Dio! ha rotto le nostre catene: ma siamo noi sciolti entrambi? Egli sì che si liberò davvero."(68) Allora si fu ch'ei distrusse molte lettere, nelle quali interteneva gl'intimi suoi amici intorno a Laura: ma, avvertendo poi ch'altre si erano conservate e copiate, ei ne raccolse un gran numero, prevedendo forse ch'esse avrebbero all'ultimo salvato i suoi scritti latini dal venir trascurati.
      XVII. Prima che al tutto ei si recasse a noia il mondo, aveva viaggiato, "esaminando ogni cosa con instancabile attenzione, osservando costumi ed indoli delle nazioni, e tutti gli altri paesi europei raffrontando con l'Italia."(69) I tempestivi passi verso la civiltà, e la presente decrepitezza della patria del Petrarca fanno ragione del pari e dell'esagerato patriottismo di lui,(70) e delle severe censure di moderni statisti, i quali, benchè giusti a volte, rado sono equi. Quelle menti che possono sopravvedere la umana razza in tutte le vicissitudini ed epoche, ben sanno che stagioni di gloria e di calamità son prefisse ad ogni nazione, e ne giudicano con candore.(71) Pure, se il Petrarca esalta i suoi concittadini a detrimento degli estranei, prova piuttosto la sicurezza di osservatore pratico, che non il capriccioso sentenziare di un autore di viaggi per professione; e risguardando all'istruzione che possiamo tuttavia attingere al suo epistolario, ove ragiona de' fatti, costumi e caratteri di quell'età, egli merita d'aver posto fra' primi e più dotti viaggiatori d'Europa.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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