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      Principi e magistrati, seguíti da cortigiani e da cittadini, uscivano in folla ad incontrarlo alle porte delle città. Curiosi viaggiatori d'ogni nazione, con la poco delicata importunità propria della razza, ansiosi di appianarsi la via alla sua conoscenza, gli mandavano doni magnifici, de' quali egli muove orgoglioso lamento.(87) Un cieco vecchio sostenne un lungo viaggio a piedi per la speranza di poter toccare il suo capo.(88) Il lungo studio, che il Petrarca pose ne' Padri, gli acquistò appresso i monaci nome di profondo teologo.(89) Re ed imperadori si affrettavano a conferirgli diplomi e titoli, e lo invitavano alle corti loro: il Papa altresì lo richiese dell'opinion sua in politici negozi.(90) Frattanto i governi facevano a gara a chi potesse adoperarlo in ambascerie; - e, benchè sovente professi di tenere a vile quella eloquenza che tende a persuadere altrui quanto noi stessi non crediamo, sentiva bene che tal arte non gli mancava, e all'uopo seppe usarla sostenendo le parti di ambasciadore.
      IV. "Che il Petrarca nell'arringo politico proseguisse pur sempre a farla da trovatore - che quanti tiranni avea l'Italia, con lusingarne la vanità, ne ottenessero in ricambio una bassa adulazione - ch' ei commettesse a volte cose contrarie a' principii e a' doveri suoi qual cittadino di Firenze e qual guelfo;"(91) - ecco i giudizii di un moderno storico, il cui zelo per la libertà invade talora la sua riverenza pel vero. Il Petrarca era nato esule; il padre di lui fu seppellito in terra straniera, proscritto da' Guelfi; i figliuoli de' quali nol ristorarono nelle sue ragioni di cittadino, se non quando fu presso a' cinquant'anni; nè ricuperò il confiscato patrimonio,(92) se non dopo che la peste ebbe devastato Firenze.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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