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      I popoli, benchè inaspriti dall'oppressione e parati a ribellare, erano disuniti e non iscaltriti abbastanza per recare a capo una durevole rivoluzione. Si rivoltarono solo per rovesciare le antiche leggi, per mutare padroni e per soccombere a più tirannesca signoria. La resistenza di una contumace aristocrazia vietò a' monarchi di levare eserciti bastevoli a raffermarsi il potere in casa e le conquiste al di fuori. Gli Stati venivano aggranditi più per frode che per valore; e coloro che li reggevano divenivano men violenti e più traditori. I forti delitti delle barbare età a poco a poco cedettero agl'insidiosi vizii dell'incivilimento. La coltura delle classiche lettere perfezionò il gusto generale, e aggiunse al fondo della erudizione; ma rintuzzò l'ardire e cancellò a un tempo le native forme dell'ingegno; e chi pur potea farsi inimitabile scrittore in lingua materna, fu pago di logorar le forze nell'unica imitazione de' Latini. Gli autori si rimasero dal pigliar parte agli avvenimenti che correvano, e se ne stettero dalla lunga spettatori. Taluni, partitamente narrando a' concittadini le andate glorie, li fecero scorti della ruina che sovrastava alla patria; altri ripagarono i mecenati di adulazioni; però che nel decimoquarto secolo per l'appunto tirannesche signorie tolsero a scaltrire i successori nell'arte di nutricare letterati stipendiati per gabbare il mondo. Tal è la concisa istoria d'Italia duranti i cinquantatrè anni dalla morte di Dante alla morte del Petrarca.
      XIII. I conati loro per recare l'Italia sotto il reggimento di un solo sovrano, e per tôr via il poter temporale de' papi, ecco l'unico punto in cui conversero questi due personaggi.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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