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      Anzi le Novelle del Boccaccio furono considerate per quattrocento anni il deposito di ogni umana eloquenza; e le lodi sono ripetute da un illustre critico Francese, al quale non si possono apporre pregiudizj nazionali, nè superstizioni di accademie e di scuole. - Or da che noi non siamo in tutto della stessa opinione, stimiamo prezzo dell'opera e obbligo nostro di attendere con maggior cura all'esame di quest'opera, e del libro che la rende sì illustre.
      Era Giovanni Boccaccio dotato dalla natura di facondia a descrivere minutamente e con maravigliosa proprietà ed esattezza ogni cosa. Mancava al tutto di quella fantasia pittrice, la quale condensando pensieri, affetti ed immagini li fa scoppiare impetuosamente con modi di dire sdegnosi d'ogni ragione rettorica. Però in tanti suoi libri di versi e rime pare spesso poeta nell'invenzione, e non mai nello stile; di che i fondatori dell'Accademia della Crusca atterriti, come di cosa fuor di natura, esclamavano che il Boccaccio, che sorpassò tutti gli scrittori nelle sue Novelle, non ha mai potuto comporre una stanza in rime degna del nome di poesia(32). Del resto, quella sua prodigalità di parole sceltissime, e i sinonimi accumulati, e i significati purissimi, schietti per lo più di metafore, e vaghi di vezzi nella giuntura delle frasi giovano a lasciar osservare tutti gli elementi della sua prosa, e scemasi alquanto la somma difficoltà di scevrare le leggi certe grammaticali dalle arbitrarie de' retori; e la materia perpetua della lingua dalle forme mutabili dello stile.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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