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      Or se taluni incominciassero a' dì nostri a cumulare sulle Novelle del Boccaccio tutti gli elogi meritati da' lavori più nobili dell'umano ingegno, non sarebbero essi disprezzati per l'appunto da' critici che li ripetono? Ma discendono tutti per tradizione continuata di grandi autorità e d'accademie e di scuole sino dal secolo di Leone X. Le tradizioni letterarie, nè giova indagarne il perchè, hanno più forza che le politiche e le religiose, anche negli uomini i quali possono considerare ogni cosa con filosofica libertà.
      Ma di ciò avremo da dire allorchè osserveremo il secolo decimosesto, che fu la vera epoca grammaticale in Italia. L'esame riescirà tanto più nuovo, in quanto che la grammatica era intimamente connessa alle vicende politiche che sotto Carlo V trasformavano in tutto l'Italia, e alle riforme di religione che tolsero alla Chiesa di Roma una gran parte del popolo Cristiano. Allora dal concorso e dal concatenamento de' fatti apparirà sempre più, che i falsi sistemi de' critici, de' grammatici e delle scuole sarebbero stati evitati, e l'Italia non avrebbe ne' suoi scrittori di prosa altrettanti parolaj pedanteschi e gelati (come pur sono, da pochissimi in fuori), se il genio non fosse stato inceppato da troppe regole inesorabilmente imposte, patrocinate dalle accademie e tutte impossibili ad eseguirsi. Tanta miseria all'italiana Letteratura derivò dal non potere o non volere conoscere mai: - Che l'italiana è lingua letteraria; fu scritta sempre, non mai parlata. Ripetiamolo; perchè a questo centro concorrono tutti i fatti e le osservazioni; e il principio è innegabile insieme e negato, solo perchè non fu dimostrato mai.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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