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      Così le badesse e le monache innamorate de' loro ortolani furono mutate in matrone e damigelle; e i frati impostori di miracoli, in negromanti; e i preti adulteri delle comari, in soldati; e in virtù di cent'altre trasformazioni e mutilazioni inevitabili, riuscì agli accademici, dopo quattr'anni di pratiche, di pubblicare in Firenze il Decamerone illustrato da' loro studj.
      Ma Sisto V ordinò che anche l'edizione approvata dal suo predecessore fosse infamata nell'Indice. Fu dunque necessario aver ricorso a nuove storpiature ed interpolazioni; e quindi sopra sì fatti testi gli accademici della Crusca minuzzarono ogni parola e ogni sillaba delle novelle, magnificarono ogni minuzia, e la descrissero sotto nomi di ricchezze, proprietà, grazie, eleganze, figure, leggi, e principj di lingua. Non però poteva venire mai fatto a veruno di conciliare tanta infinità di precetti con un metodo, che ne agevolasse la pratica. Le dottrine e le regole e le applicazioni di esse cozzavano fra loro nelle pagine e nella mente di chi le dettava. Tanto più dunque le dispute fra' diversi grammatici intricandosi le une su le altre crescevano atroci, oziose, lunghissime, ed occuparono tutti i cent'anni del secolo XVI.
      E allora, - mentre l'ozio della servitù intiepidiva le passioni, l'educazione commessa a' Gesuiti sfibrava gl'ingegni; i letterati divenivano arredi di corti spesso straniere; le università erano pasciute da' re, e l'Inquisizione le udiva - l'Accademia della Crusca incominciò a insignorirsi della letteratura italiana, e adottare le Novelle del Boccaccio per unico testo regolatore d'ogni dizionario e grammatica, e d'ogni teoria filosofica intorno alla lingua.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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