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      CAPITOLO IX.
     
      I PRECURSORI.
     
      E tu onore di pianto Ettore avraiOve fia santo e lagrimato il sangue
      Per la patria versato, e finchè il soleRisplenderà sulle sciagure umane.
      (FOSCOLO).
     
      Prima del 5 maggio partivano da Genova due giovani con destinazione alla Trinacria. L'uno bellissimo e castagno di capigliatura, apparteneva a nobile famiglia dell'isola; l'altro avea la bellezza del plebeo meridionale, con una capigliatura d'ebano, un volto regolare ma bronzato, tarchiato e robustissimo. - Egli era, a non ingannarsi, uno di quella casta che la fortuna condanna a menar le braccia per la sussistenza, e che qualche volta stimolati da istinti generosi o dall'ambizione d'innalzarsi, si lanciano al di fuori dell'area in cui la sorte sembrava volerli circoscrivere; e, se coadiuvati dal genio, si vedono transitare dall'infimo della condizione umana ai gradini superiori. - Tali i Cincinnati, i Mario ed i Colombo.
      L'Italia incontrastabilmente - paese di non comune intelligenza in tutte le classi - ha forse troppi di questi nobili plebei ambiziosi di migliorare od innalzare la propria condizione: ciocchè, senza dubbio, è causa d'aver essa in proporzione un'esorbitanza di cittadini repugnanti alle manuali occupazioni.
      Per esempio, ho veduto in America dei giovani Italiani letterati, ridotti a non trovar impiego e quindi alla miseria; mentre i nostri operai, contadini, carpentieri, ecc., appena giunti eran cercatissimi, impiegati subito con splendidi salari, e vivevano perciò una vita agiatissima.
      Nella propensione nostra quindi di salire nella scala umana, v'è bene e male - dipendendo dalla fortuna, accertare o no, l'uno o l'altro.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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