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      Presa tale determinazione, la contessa ingiunse al governatore di far subito eseguire i preparativi per la partenza di lei, e di far sbarcare Lina a Reggio nella notte seguente. E tale incarico fu nuovamente dato a Talarico.
      Un capo di briganti, per capo di briganti che sia, per cuore di leone ch'egli abbia, quando capitano nelle sue mani creature vezzose come la Lina, che per il nostro Talarico avea di più il pregio d'una magnifica capigliatura bionda, non comune tra le trecciate d'ebano delle calabresi, diventa generalmente mansueto come un agnello.
      E tale diventò precisamente il feroce nostro figlio d'Aspromonte trovandosi una seconda volta arbitro della bellissima Alpigiana; e quindi cercò questa volta per suo proprio conto d'inoltrarsi nelle buone grazie della fanciulla.
      Come era bella, serena, la notte d'agosto in cui la nostra Lina incamminavasi verso Reggio, nella poppa della Sirena, scivolando sull'onda di quello stretto di Scilla e Cariddi, che gli antichi tanto avean temuto, colla velocità della quaglia, quando questa senza bussola o sestante, abbandonando le arene infuocate dell'Africa, traversa il Mediterraneo cercando clima più fresco!
      Somigliava il mare a uno specchio, tanta era la calma, ed i rematori con una voga uniforme solcavano il seno d'Anfitrite, illuminato dal moto dei remi e dalla striscia lasciata dalla sottilissima chiglia del palischermo.
      «Che bella notte, e che felice traversata avremo noi, signorina» disse il protervo abitatore della montagna, raddolcendo sino a contraffarla, la rozza e maschia sua voce «Che bella notte!


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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