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      Eran trecento - Sė! trecento i giovani romani che agli ordini di Muzio tramavan la liberazione di Roma. Trecento! I posteri italiani ricorderanno i Mille di Marsala, e ne conteranno le gesta: io voglio rammentare i trecento, numero magico anche questo, e nulla di pių grandioso dei trecento di Leonida e dei trecento Fabii(51).
      Ed i trecento Romani che si consacrano alla liberazione della grande Metropoli, mi piace di contemplarli in una catacomba pronti ad affrontare il demonio sotto la schifosa assisa d'un birro o d'un prete. Armati di un solo ferro a guisa di quella daga con cui gli antichi militi della Repubblica entravano tra le formidabili file delle falangi di Perseo, tra i torriti elefanti di Pirro, ed aprivano il petto ai conquistatori dell'Asia. - Con quelle daghe con cui abbattevano ai loro piedi tutte le autocrazie del mondo conosciuto, non col cannone Krupp, o con mitragliatrici, ma col ferro, e a petto a petto.
      L'Arco di Settimio Severo, una delle pių severe ed importanti ruine che adornano il Foro Romano, copriva una catacomba, ed in quella conferivano i trecento prodi, e congiuravano per la liberazione della patria, in una sera di settembre del 1860. - Giovani tutti, ma di austero sembiante, come sono in generale i discendenti del gran popolo che non han degenerato e che poterono sottrarsi al contatto pestilenziale degli scarafaggi; i romani venendo da diverse direzioni, concentravansi tutti, favoriti dalle tenebre, per diversi anditi nel sotterraneo. Appena il respiro d'alcuni venuti da lontano, udivasi in quel consesso di giovani sacrati alla morte per la pių santa delle cause.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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