Pagina (259/356)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il demonio del fanatismo e della guerra aveva veramente inspirato il gesuita in quel giorno fatale, e tutto camminava secondo le previsioni sue diaboliche. Egli aveva ridotto i trecento a terribile frangente; e con tutta la fiducia che cotesti valorosi avevano nel loro capo, non mancarono alcune parole ingiuriose tra loro: «Perchè non s'erano fatte indagini più accurate prima di avventurarsi sul ponte; e se non vi aveva pensato il duce, perchè non il capo di stato-maggiore?»
      Non appena la mina ebbe scoppiato, una valanga di forsennati precipitò dai monti sulla destra dei nostri. Urlavano come belve, mentre fulminavano stando dietro le piante una grandine di fucilate. Fortuna per i liberi che i cafoni non erano destri a sparare il fucile. Non così i cacciatori borbonici. - Il loro battaglione, imboscato dietro varii scaglioni di trincee e di fossi, aprì un fuoco infernale di fronte, e questi soldati, addestrati ai tiri ed armati d'eccellenti carabine, in poco tempo fecero un monte di cadaveri e di feriti ad occidente del ponte del Volturno.
      P... che aveva passato il ponte con circa cinquanta uomini della sua centuria, era stato obbligato di ripiegarsi sulla centuria del centro; ed in poche parole, con Nullo. Essi convennero di difendersi sul posto - alquanto coperto dalla depressione del terreno, dalle sponde del fiume e dai rottami del ponte - sinchè Ezio ed i feriti avessero potuto varcare il Volturno - ciocchè costò molte vite e gran perdita di tempo. La situazione del resto dei trecento diveniva ognor più disperata; ed il nemico ingrossava sempre più; non ostante, sin quasi verso sera ogni carica del nemico era stata respinta, ed i nostri padroni del campo di battaglia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





Volturno Nullo Ezio Volturno