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      Credo proceda non tanto per industria che usino in fare nascere questa opinione, quanto perché gli uomini volentieri voltano lo odio o le detrazione a chi è manco distante da loro, e contro a chi sperano potersi piú facilmente valere.
     
      171. Diceva el duca Lodovico Sforza che una medesima regola serve a fare cognoscere e' principi e le balestre. Se la balestra è buona o no, si cognosce dalle frecce che tira; cosí el valore de' principi si cognosce dalla qualitá degli uomini mandano fuora. Dunche si può arguire che governo fussi quello di Firenze, quando in uno tempo medesimo adoperò per imbasciadori el Carduccio in Francia, el Gualterotto a Vinegia, messer Bardo a Siena, e messer Galetto Giugni a Ferrara.
     
      172. Furono ordinati e' principi non per interesse proprio, ma per beneficio commune, e gli furono date le entrate e le utilitá, perché le distribuissi a conservazione del dominio e de' sudditi; e però in lui è piú detestabile la parsimonia, che in uno privato, perché accumulando piú che el debito appropria a sé solo quello di che è stato fatto, a parlare propriamente, non padrone ma esattore e dispensatore a beneficio di molti.
     
      173. Piú detestabile e piú perniziosa è in uno principe la prodigalitá che la parsimonia; perché non potendo quella essere sanza tôrre a molti, è piú ingiurioso a' sudditi el tôrre che el non dare; e nondimeno pare che a' popoli piaccia piú el principe prodigo che lo avaro. La ragione è che ancora che pochi siano quegli a chi dá el prodigo a comparazione di coloro a chi toglie, che di necessitá sono molti, pure, come è detto altre volte, può tanto piú negli uomini la speranza che el timore, che facilmente si spera essere piú presto di quegli pochi a chi è dato, che di quegli molti a chi è tolto.


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Ricordi
di Francesco Guicciardini
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