Così ci accorgemmo che quel che aveva strutto sì velocemente il piccolissimo pezzuol di neve nella prima esperienza era stato l’argento e non altrimente il voto, sì come pareva a prima vista. Rituffato adunque il suddetto cilindro, serrato il vaso e fatto il voto, quel poco d’avanzo si vedde liquefare con la stessa lentezza che suol far nell’aria.
Quest’esperienza fu fatta in tempo di state, onde la neve non era solla (così diciamo a Firenze della neve quand’ella fiocca e avanti dell’agghiacciare), ma era della calcata e pigiata nelle conserve.
ESPERIENZA
DEL RISOLVIMENTO DELLE PERLE E DEL CORALLO NEL VOTO
Anche quest’esperienza abbiamo imparata dal Boile, ed è in questa maniera.
Le perle e ’l corallo (com’ognun sa) nell’aceto stillato si solvono. Fassi però quest’operazione nell’aria con gran lentezza, e consiste in un finissimo scioglimento di bollicelle minutissime le quali da’ corpi delle perle e del corallo medesimo si veggono sollevare. Queste però non vengono così folte che la trasparenza dell’aceto per esse s’alteri, e particolarmente dal corallo, il quale ove non sia finissimamente polverizzato si risolve più a stento. Più tenere son le perle, onde la copia delle bollicelle in esse è maggiore. Noi l’un e l’altro separatamente volemmo veder nel voto, e vedemmo da ambedue venir sì spessa la suddetta pioggia, che l’aceto levatone tutto in ischiuma traboccò dal vasetto, il quale perciò pareva pieno di latte o di neve bianchissima. In questo si dié l’adito all’aria per la quale si dileguò subitamente la spuma, e l’aceto riavuta la sua natural trasparenza tornò ad operar come prima.
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Firenze Boile
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