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      Ma ecco che inaspettatamente Emma riceve per la posta un biglietto con queste parole:
     
      Amica del mio cuore,
     
      Domani lascio Perugia per qualche giorno e sarò da te verso sera. Apri grandi le braccia per stringermi al tuo cuore. Ho bisogno di molta indulgenza e di molta pietà. La tua
     
      MARIA.
     
      E il giorno dopo Maria era nelle braccia di Emma e per molti minuti non si poteron parlare; tanti erano i baci e tante le lagrime che si rimandavano a vicenda.
      Emma, che era felice di confidare il gran segreto all'amica, trovava che lei era venuta per affidargliene un altro e molto più triste.
      Maria era infelice, sommamente infelice. Aveva sposato contro il volere dei suoi, contro il consiglio di tutti, un giovane studente (sì studente anche lui come Enrico) che però non studiava niente e che per di più apparteneva a una famiglia povera e disonesta. - Era bello, molto bello, e Maria l'aveva sposato, credendo che la bellezza e l'amore, che sentivano l'un per l'altro, sarebbero bastati a farli felici.
      Per forzare la mano ai genitori Maria s'era compromessa tanto da obbligarli al consenso del suo matrimonio ed essi le avevano data la piccola dote che le spettava.
      Il giovane era di Perugia e là erano andati i due spensierati, anche perchè in quell'Università egli avrebbe potuto continuare i suoi studii e laurearsi; ma invece abbandonati a sè e al loro amore avevano in un anno assottigliato della metà il loro piccolo capitale e si erano trovati senza quattrini e quel ch'è peggio senz'amore.
      Le strettezze economiche avevano inasprito il carattere volgare e vigliacco del marito; ed egli trovava ogni giorno un pretesto per far delle scene alla sua compagna.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





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