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      Quanta salute fisica e morale verrebbe alla nostra società nevrosica e nevrostenica, se tutti quelli che hanno un palmo di terra, l'amassero e la coltivassero; se andassero tutti ad accarezzare le piante, a sdraiarsi sul prato, a cogliere colle proprie mani un frutto cresciuto nel loro campo; fosse pure quel frutto un fico stento o una mora di siepe.
      Hai mai odorato la terra, quando dopo una lunga siccità, beve le prime gocciole della pioggia, e le assorbe avidamente coll'ansia voluttuosa di una lunga sete?
      Per me tra tutti i profumi quello è il più caro, il più simpatico, il più penetrante. Non vellica soltanto di fuga le mie narici, ma scende giù giù nel fondo del cuore e del paracuore e mi sento anch'io ritornato terra (come lo fui prima di nascere) e mi par di bevere alle prime sorgenti della vita, tutto quanto trasformato in una spugna molle e minuta di radici e di radicelle, che assorbono le forze del pianeta, per trasformarle in pane, in vino, in profumo di fiori e in ossa di tronchi.
      Mai in nessun altro momento io mi sento parte viva del mio pianeta, come quando aspiro voluttuosamente il profumo della terra, che beve l'acqua del cielo.
      Fa di bevere più spesso che puoi quel profumo in compagnia del tuo proprietario e fallo bere ai tuoi figliuoli, e portatevelo a casa e in città come un tonico amaro, che ci aguzza l'appetito e ci rifà il sangue.
      L'amore alla terra è il più salubre, il più caro degli affetti, e tu, coltivandolo nel tuo compagno, farai opera santa, e portando nella casa del contadino le tenerezze del tuo cuore di donna e mettendolo a braccetto della scienza agricola di lui, farete più e meglio per il bene dell'Italia, che tutti i legislatori passati e presenti colle loro leggi sociali, che mi fanno ridere e che rimangono negli Archivii dei Parlamenti, come insigni monumenti del nostro arcadismo sentimentale, del nostro vaniloquio parlamentare e giornalistico; di quella falsa filantropia, che coll'elemosina o col rialzare o l'abbassare dei dazii d'entrata e d'uscita, crede o spera di risolvere il magno e terribile problema della questione sociale.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





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