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      Non immaginarti mai, che un fidanzato serbi intatta la poesia di cui ti circonda, una volta che sarà divenuto marito.
      L'uomo è come l'usignuolo; non canta che quando fa all'amore.
      E almeno l'usignuolo ad ogni primavera rinnova i suoi divini gorgheggi.
      L'uomo è meno di lui, perchè non mette fuori i trilli della sua poesia che in una sola primavera; quella del pretendente.
      Talvolta anzi è così povero di poesia, che è costretto a comprarla o a prenderla in prestito.
      Fra gli altri ho conosciuto un poetico giovanotto, di cui ebbi occasione di leggere le lettere, che scriveva alla fidanzata. Erano letteralmente copiate dal Foscolo e dal Goethe. Meno male che la sposa non aveva mai letto nè Jacopo Ortis nè il Werther.
     
      Son cose tristi e brutte queste che ti scrivo, o angelo mio, ma è meglio saperle prima che poi.
      Serba per te sacra e intatta la poesia che hai nell'anima e che io e la mamma abbiamo sempre coltivato in te. Con essa ornerai anche la prosa di tuo marito. Purchè in casa ci sieno dei fiori, che cosa importa sapere in qual giardino son stati colti?
      Frammenti di un codice di diplomazia matrimoniale.
      Una volta che il pretendente è divenuto fidanzato e da fidanzato marito, il problema della felicità domestica non è ancora risolto.
      Lo dicono tutte le centinaia e migliaia di infelici, che invocano il divorzio e invano lo aspettano da un Parlamento imbelle e da Ministeri fatti a sua immagine e somiglianza.
     
      E ben raro che in un matrimonio infelice la colpa sia tutta del marito o tutta della moglie.


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L'arte di prender marito
Per far seguito a "L'arte di prender moglie"
di Paolo Mantegazza
Editore Treves Milano
1894 pagine 127

   





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