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      (103) Durò tredici mesi lo sgoverno austriaco, ma la virtù cisalpina ebbe ben poca parte nella cacciata dei tedeschi.
      (104) Quanto diverso dal Manzoni di quindici e di vent'anni dopo, che nell'intimare allo straniero di passare le Alpi, non disgiungeva l'idea di libertà da quella di fratellanza fra tutti i popoli! Epperò quanto più grande e più vero fu allora che l'amore prese il posto dell'ira giovanile!
      (105) Qui si dimostra il senno manzoniano che non si lasciava adescare dalle vane parole in contraddizione coi fatti. Libertà, gridavano i francesi e intanto ci tenevano soggetti. Semm liber ligaa alla franzesa, riassumeva il popolo in un motto molto espressivo.
      (106) Anche Monti nel secondo canto della Mascheroniana si lamenta:
      «Vota il popol per fame avea la vena;
      E il viver suo vedea fuso e distruttoDa' suoi pieni tiranni in una cena.»
      Questi lamenti sulla povertà del popolo che faceva contrasto cogli sciali dei capi, si trovano espressi in tutti gli scritti dei contemporanei sinceri. Ma ci affrettiamo a soggiungere che non erano solamente i generali e i commissari francesi che opprimevano i cittadini, ma ancora gli italiani che facevano turpi guadagni ruinando gli altri. Alla testa di questi usurai era il Sommariva, che in una corrispondenza ufficiale venne chiamato perfino sublime ladro. Il caro dei viveri che faceva ogni giorno più dolorosa la miseria, non rallentava le estorsioni dei militari per mantenere l'esercito.
      (107) Il volgo onde nacque. Napoleone stesso lo disse in una privata udienza nella Malmaison, ad Aldini ed a Serbelloni, inviati nel luglio 1801 ad esporre i lamenti dei Cisalpini.


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Del trionfo della libertà
di Alessandro Manzoni
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 91

   





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