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      Io in mia vita non ho veduto essercizii piú virtuosi; e piacesse a Dio che, come le virtú delli due Andrea e Nicolò zii sono passate come per eredità ne' nipoti, cosí fosse in Venezia un altro tale mezato, ove si numeravano alle volte 25 e 30 uomini di virtú insigni.
      In questo congresso d'uomini in virtú eccellenti non aveva ingresso la ceremonia, a' nostri tempi cosa affettata e superflua, che stanca il cervello de' piú perspicaci e consuma vanamente tanto tempo in un mentir artifizioso e non significante per troppo significare; ma s'usava una civile e libera creanza. Era lecito a ciascuno introdurre ragionamento di qualunque cosa piú gl'aggradisse, senza restrizzioni di non passare d'un proposito nell'altro; sempre però di cosa pelegrina; e le disputazioni avevano per fine la cognizione della verità. Rara cosa era la felicità del nostro padre, che qualunque materia venisse in campo, non solo discorreva sprovistamente, ma non faceva alcuna differenza nel sostenere o nell'impugnare alla scolastica qualunque proposizione. Il che faceva con tanta facilità che rendeva stupore. E nell'età piú matura poi, quando se gli raccordavano questi essercizii, se ne rideva, come di puerilità.
      Ardevano in questi tempi le guerre civili in Francia, et aveva gusto il padre sentirne ragionare. E continuò quasi sin al fine della vita il gusto d'intendere lo stato del mondo, e ciò ch'andava succedendo; et aveva sempre come un'idea generale, che poche volte fallava nel suo giudizio, s'una nuova che si spargesse fosse vera o finta; e con tanta prudenza su le cose presenti fabricava il suo giudizio di quelle dell'avvenire, che faceva meravigliare e ricercar il suo parere com'una pronosticazione.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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